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Italia 2017: l’Italia a due facce del turismo gay friendly

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La prima notizia è che la maggior parte delle persone gay friendly sono eterosessuali.

Proprio così: essere gay friendly significa semplicemente condividere un ideale di non discriminazione, non certo appartenere alla community LGBT nè tantomeno creare nuove discriminazioni verso chi gay non è, come pensano erroneamente alcuni ponendo la domanda off topic

Ma non è ghettizzante?”.

No, non lo è.

Sulle Unioni Civili la stragrande maggior parte di tutta la popolazione Italiana, non della sola minoranza degli omosessuali e dei trangender, è stata favorevole al risultato minimo ottenuto dal parlamento, come emerso chiaramente dai sondaggi.

Tornando al business e ai casi mediatici come quello celeberrimo della Barilla, sono state anche numerosissime le famiglie eterosessuali a dichiarare sui social l’indignazione per le dichiarazioni del patron  dell’azienda, che poi ha ampiamente rimediato, come raccontiamo qui)

L’estate 2017 , quantomeno nella nicchia degli addetti ai lavori della comunicazione e del turismo, sarà probabilmente ricordata per 2 fattori che hanno decisamente elevato la temperatura del dibattito sul “brand Italia” e sul turismo LGBT.

  1. Gli annunci e i comportamenti discriminatori in ambito turistico (che probabilmente ricordate tutti, ad esempio questo, a Salerno, o questo, nel friendly Salento, oppure questo, in Calabria)
  2. L’esplicita presa di posizione della testata più rappresentativa di uno dei gruppi editoriali più importanti al mondo, Condè Nast, in favore del turismo LGBT come strategia nazionale di valorizzazione del settore, diretta conseguenza di un corposo rapporto nientemeno che dell’ ONU.

Sul punto 1 c’è poco da dire, se non che a far notizia sono gli avvenimenti negativi, ed è giusto così. La nostra convinzione è che la maggior parte delle strutture turistiche abbia non abbia approcci discriminatori e sia conscia della delicatezza sia etica che di marketing del tema.

Sul punto 2 è importante ribadire che per la prima volta l’opportunità rappresentata dal turismo LGBT è arrivata non da una azienda  che ha alcun interesse nel segmento, come può invece essere la nostra o altre, e nemmeno da qualche comunicato stampa oscuro rilanciato da qualche redazione.

Le fonte è l’ONU, e la testata è Vogue.

Emanuele Farneti, direttore succeduto a Franca Sozzani, ha esplicitato in modo molto chiaro come ciò che in altri paesi è normale: praticamente tutti gli Enti Turismo Esteri, molti dei quali hanno lavorato con noi, hanno una policy legata al turismo LGBT, ma soprattutto sezioni dei siti nazionali e cittadini, nonchè team di marketers che fanno questo di lavoro.

L’enorme opportunità che il turismo LGBT rappresenta per strutture piccole e grandi è sotto gli occhi ormai di tutti.

Ma una destinazione che avrebbe tutte le carte in regola per essere la prima al mondo, come l’Italia, non riesce nemmeno a valutare.

Risponderà la politica?

Onestamente ne dubitiamo. Serve la politica? Forse come spesso è successo in passato saranno i singoli imprenditori a trainare.

Lato nostro a Settembre vedrà la luce www.gayfriendlyitaly.com.

Si tratta della prima piattaforma digitale mirata alla valorizzazione dell’Italia in chiave gay friendly espressamente dedicata al turismo incoming.

Abbiamo lanciato un primo social contest per iniziare a far conoscere l’iniziativa, e in un prossimo post ne parleremo diffusamente.

1 Commento

il Italia 2017: l’Italia a due facce del turismo gay friendly.
  1. |

    Siamo assolutamente contro ogni tipo di discriminazione. Venite a visitare Napoli. Venite ad alloggiare all’Hotel Maison Degas!

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