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Gay Pride: un enorme giro d’affari

Il celebre Mardi Gras di Sydney si svolgerà il prossimo 27 febbraio, non senza controversie. Gli organizzatori, infatti, stanno facendo parlare di sé per aver rifiutato la partecipazione di un gruppo a sostegno dei diritti degli animali perché definito “poco gay”. Inoltre gli editori del Tasmanian Gay and Lesbian Visitor’s Guide si sono risentiti per la sponsorship stretta con Events New South Wales, un gruppo loro concorrente. C’è poi lo “scandalo” IKEA, accusata di aver assunto almeno 6 attori, tra i quali alcuni eterosessuali, offrendo loro una retribuzione di oltre 300 dollari ciascuno per prendere parte alla sfilata e danzare sul “carro” brandizzato dalla nota multinazionale durante la sfilata del 2008. Non mancano le accuse mosse agli organizzatori di permettere ai grandi brand di sfruttare i Gay Pride, eventi nati affinchè i componenti della comunità gay potessero unirsi e mostrarsi al mondo come parte integrante della società.

Nel corso degli anni queste manifestazioni hanno conosciuto grandi trasformazioni, divenendo per gli sponsor un’ottima opportunità per farsi conoscere e integrarsi con il numeroso pubblico omosessuale. I loro giganteschi banner possono muoversi insieme ai carri tra i partecipanti, rimanendo immortalati in migliaia di foto che nel giro di pochi minuti faranno il giro del web grazie all’upload sui principali social network. C’è da stupirsi, quindi, che un evento multimilionario come il Gay Pride sia stato commercializzato? Se così fosse, sarebbe davvero una cosa negativa?

Partecipare alla marcia del Pride di New York, costerà agli sponsor 8500 dollari circa, mentre il prezzo per i partner più grandi sarà, in proporzione, maggiore. Questo non significa che gli organizzatori del Gay Pride abbiano ceduto alle regole del capitalismo vendendo l’attenzione dei consumatori ai marchi più grandi; questi brand stanno, invece, investendo ingenti somme di denaro per rapportarsi alla vasta comunità lgbt aiutando i comitati ad accontentare le richieste di sfilate sempre più spettacolari e, di conseguenza, costose. Queerty.com, portale d’informazione glbt e media partner dell’evento, infatti, risponde alla polemica invitando tutti i manifestanti a godersi il Sydney’s Mardi Gras 2010 senza accanirsi contro gli sponsor che, con il loro importante contributo, ne rendono possibile lo svolgimento.

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